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VIVERE!
(HUOZHE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 maggio 1994
 
di Zhang Yimou, con Ge You, Gong Li (Cina, 1994)
 
L'arte di sorprendere, di evolvere, di modificare il proprio modo espressivo all'interno di un medesimo discorso, di una preoccupazione costante nel tempo è uno dei segni che distinguono il grande cineasta. Si pensi a Stanley Kubrick: capace di riprendere la propria filosofia in una serie di generi e di forme sempre rinnovate, dal film storico a quello di fantascienza, dal grottesco al film di guerra, al poliziesco o al fantastico. Perché, allora, un film come VIVERE!, certamente innovativo ed importante nella carriera del più noto (assieme a Chen Kaige) fra i registi cinesi ci rallegra, e parzialmente delude al tempo stesso?

Dopo SORGO ROSSO, JUO-DOU e LANTERNE ROSSE, Zhang Yimou era stato ormai catalogato: i suoi film raccontavano di un individuo (solitamente, una donna) imprigionato in un sistema arcaico, che prendeva progressivamente coscienza di un mutamento - psicologico, storico, sociale - avvenuto fuori, e dentro di sé. Film, che da una ricostruzione minuziosa della realtà passavano ad una (sublime) stilizzazione, ed astrazione. Quasi altri racconti, eterni, universali, all'interno dell'aneddoto trattato: strutture che parevano sbocciare in una seconda dimensione spaziale, coloristica, musicale. E, quel che conta - poiché il cinema si costruisce sulla qualità di uno sguardo - morale.

A partire da LA STORIA DI QIU JU (1992), Zhang ne ha avuto evidentemente abbastanza di quel genere di catalogazione: di essere considerato esteta raffinato, ma più interessato ai colori ed alle immagini che ai personaggi ed alle storie. Con quel film, il regista dimostrava di sapersi rimettere in questione con facilità sbalorditiva: e la sua storia della contadina che s'intestardisce a recarsi in città per ottenere risarcimento da un "piccolo" torto subito, pareva girata da Rossellini: un avvenimento autentico ed elementare, situato (per la prima volta nella carriera del regista) nella Cina contemporanea, con degli attori in buona parte scelti fra il popolo, una cinepresa che calava la sua storia fra la gente, vera, in un ambiente vero. La grande lezione del neorealismo. Inserire una storia in parte recitata, inventata, in un ambiente autentico: perché l'invenzione, la riflessione si carichi per la spettatore di quella stessa verità.

VIVERE! nasce dal desiderio di proseguire quell'itinerario: di fondere la grazia sempre un po' elitistica dell'invenzione formale, dell'immagine-sintesi che nasce dalla proiezione mentale, al respiro più ampio del romanzo popolare, dell'epopea che non disdegna i toni melodrammatici pur di colpire al cuore lo spettatore, che s'incolla ai personaggi viaggiando con loro nel tempo e nello spazio. Pur senza compiacersi, ed involgarirsi nella ricostruzione delle situazioni, come succede nel cinema cosiddetto a grande spettacolo.

Poiché racconta delle vicissitudini (del modo di subire la Storia) di una famiglia attraverso diversi decenni e mutamenti politici, VIVERE! ricorda il recente ed ammirevole ADDIO MIA CONCUBINA. Anche se, rispetto al film di Chen Kaige, risale soltanto agli anni Quaranta: fermandosi egualmente (ed ineluttabilmente...) a quelli della Rivoluzione Culturale. E se i protagonisti del primo sembravano resistere alla forza disgregatrice dei mutamenti voluti dal Potere grazie all'Opera, quelli di VIVERE! si affidano alle immagini deliziose quanto effimere del Teatro delle Ombre per tirare a campare.

Ma i confronti fra i due film si fermano qui. Contrariamente a quello di Kaige, il film di Zhang Yimou privilegia l'esplosione del racconto, che rinvia in molti luoghi, in direzioni spesso contraddittorie, secondo umori diversi: dalla splendida raffinatezza dell'inizio sternberghiano, con il protagonista che dilapida la propria fortuna al gioco, ad un proseguimento che si fa epico ma pure grottesco, nel quale il malcapitato Fugui, arruolato di forza alle truppe di Chang-Kai-Chek, si ritrova - eroe suo malgrado - riassorbito dapprima dalle truppe rivoluzionarie, poi dal nuovo sistema, nella cornice abituale di processi, umiliazioni e delazioni. Dopo aver affrontato il melodramma, VIVERE tocca ancora i toni della commedia dell'assurdo, in una sequenza che si vuole tragicomica e smitizzante di un parto che finisce nel sangue per l'incompetenza delle guardie rosse, e l'intervento altrettanto maldestro di un vecchio medico "reazionario" ripescato in fretta e furia dalle prigioni. Capriole espressive, desiderio di sfuggire alla tradizionale e pomposa descrizione agiografica per avvicinarsi al grande pubblico: che, se da un lato confermano la generosità dell'autore, dall'altro tendono a minare la coerenza stilistica del discorso. E - poiché le due cose finiscono inesorabilmente per andare assieme - quella ideologica. Sballottati dalla Storia, tiranneggiati dai capricci del Potere, i personaggi di VIVERE tirano - e come rimproverarli - a campare. Ma, rispetto a quelli di ADDIO MIA CONCUBINA non hanno una coerenza di comportamento (suggerita dalla coerenza dello stile del racconto) alla quale affidare (e trasmettere allo spettatore) le proprie disperate energie. Finiscono per essere in preda non solo agli incerti del Caso: ma anche a quelli di un regista che (contrariamente a quanto successo nel passato) sembra esitare fra i due strumenti che si ritrova da sempre, e magistralmente, a disposizione: quello dell'aderenza alla realtà, e quello della fuga nella stilizzazione e nell'astrazione.

Capace di sintesi espressive indimenticabili (la baionetta che squarcia la tela del teatrino d'ombre, aprendosi sul terrore stupefatto dei burattinai; l'avanzata dettata dai suoni delle truppe di Mao che inghiottiscono anche metaforicamente i due protagonisti) come di ritorni, ripensamenti e ripetizioni VIVERE costruisce qualità e difetti sulla struttura tipica del romanzo che si vuole popolare. Tappa forse obbligata per un cineasta che culla il sogno di ogni artista: conciliare la fascinazione del bello e dell'assoluto alla semplicità ed alla generosità di un discorso che possa giungere a tutti.


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